di P.A.http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=44817&action=view
08/04/2013
"A
sostenerlo è la Concordia University di Montreal, per la quale studiare
musica da bambini aiuterebbe a migliorare lo sviluppo del cervello,
favorendo l’acquisizione di maggiori abilità motorie
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[...] “evidentemente lo sviluppo cerebrale viene potenziato se e solo se si comincia presto”.
Sarebbe stato quindi confermato che il momento propizio per avvicinarsi allo studio della musica sarebbe compreso fra i sei e gli otto anni, considerando che i bambini sarebbe in grado di migliorarne il normale sviluppo cerebrale.
Le neuroscienze ci confermano ancora una volta ciò che sapevamo. Il punto della riflessione, però, non è questo.
La pedagogia musicale italiana dice di essere convinta dell'importanza del cominciar presto e con i giusto metodi da decenni. Poi, all'atto pratico, nella Scuola Primaria la maggioranza delle docenti continua a dire di non avere le competenze adatte ad insegnar musica; i docenti specialisti dei Corsi ad indirizzo musicale di Scuola Secondaria di I grado difficilmente si impegnano a "sintonizzarsi" con la fascia d'eta precedente attraverso progetti o interventi veramente idonei e mirati (leggi: non la lezione di strumento all'incirca adattata, e ciò non in tempi di mancanza di risorse come i recentiori, bensì prima e molto prima); i docenti di Conservatorio continuano a ritenersi i depositari unici del verbo didattico musicale a suon di creazione di fututi veri musicisti virtuosi (sempre che il loro orario di cattedra avanzi le ore tali da dedicare qualche oretta di Preaccademico o Vetero Ordinamento).
Niente di più e diverso di quanto iniziato a ragionare nel post di gennaio. Con magari, in più, crescenti dubbi dopo un anno nel quale il procrastinare della contrattazione del FIS ha fatto scricchiolare progetti e subentrare con una velocità stratosferica vecchie pigrizie, status quo ante, chiusura in orticelli didattici tradizionali. Certo, le belle e grandi esperienze non mancano, ma troppo spesso restano lì, non entrano in rete, non diventano occasione di scambio, aggiornamento, stimolo e formazione per altri. E siamo ai ragionamenti su aggiornamento e formazione.
Perchè la scuola italiana deve rimanere incessantemente un colabrodo?