lunedì 8 aprile 2013

neuroscienze e colabrodi

“Lo sviluppo del cervello migliora se da bambini si studia musica”
di P.A.http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=44817&action=view
08/04/2013

"A sostenerlo è la Concordia University di Montreal, per la quale studiare musica da bambini aiuterebbe a migliorare lo sviluppo del cervello, favorendo l’acquisizione di maggiori abilità motorie
I risultati dello studio sono stati pubblicati sul Journal of Neuroscience e ha coinvolto 36 musicisti adulti, metà dei quali avevano iniziato a studiare musica e strumento musicale prima di compiere otto anni e l’altra metà più tardi, ma sempre con lo stesso numero di anni dedicati. Ebbene, coloro che avevano cominciato prima avevano sviluppato un numero più alto di connessioni cerebrali, un cervello più sviluppato, con un quantitativo maggiore di sostanza bianca (e quindi di fibre nervose) nel corpo calloso, che connette i due emisferi cerebrali, con conseguente miglioramento delle attività motorie.
[...] “evidentemente lo sviluppo cerebrale viene potenziato se e solo se si comincia presto”.
Sarebbe stato quindi confermato che il momento propizio per avvicinarsi allo studio della musica sarebbe compreso fra i sei e gli otto anni, considerando che i bambini sarebbe in grado di migliorarne il normale sviluppo cerebrale. 


 Le neuroscienze ci confermano ancora una volta ciò che sapevamo. Il punto della riflessione, però, non è questo.
La pedagogia musicale italiana dice di essere convinta dell'importanza del cominciar presto e con i giusto metodi da decenni. Poi, all'atto pratico, nella Scuola Primaria la maggioranza delle docenti continua a dire di non avere le competenze adatte ad insegnar musica; i docenti specialisti dei Corsi ad indirizzo musicale di Scuola Secondaria di I grado difficilmente si impegnano a "sintonizzarsi" con la fascia d'eta precedente attraverso progetti o interventi veramente idonei e mirati (leggi: non la lezione di strumento all'incirca adattata, e ciò non in tempi di mancanza di risorse come i recentiori, bensì prima e molto prima); i docenti di Conservatorio continuano a ritenersi i depositari unici del verbo didattico musicale a suon di creazione di fututi veri musicisti virtuosi (sempre che il loro orario di cattedra avanzi le ore tali da dedicare qualche oretta di Preaccademico o Vetero Ordinamento).
Niente di più e diverso di quanto iniziato a ragionare nel post di gennaio. Con magari, in più, crescenti dubbi dopo un anno nel quale il procrastinare della contrattazione del FIS ha fatto scricchiolare progetti e subentrare con una velocità stratosferica vecchie pigrizie, status quo ante, chiusura in orticelli didattici tradizionali. Certo, le belle e grandi esperienze non mancano, ma troppo spesso restano lì, non entrano in rete, non diventano occasione di scambio, aggiornamento, stimolo e formazione per altri. E siamo ai ragionamenti su aggiornamento e formazione.
Perchè la scuola italiana deve rimanere incessantemente un colabrodo?