sabato 30 ottobre 2010

Parlo con due giovani studenti di musica ventenni. Hanno un diploma di maturità e studiano presso Scuole di musica libere: stanno verificando l'ipotesi di indirizzarsi verso uno studio musicale professionale. L'insegnante di Canto lirico dice a Federica: iscriviti al corso di Teoria e Solfeggio, io ti preparerò al Diploma di Canto. Quale?!? Il maestro e la Scuola non hanno certamente letto la Nota del 4 ottobre 2010 che la Direzione generale per l'alta formazione artistica, musicale e coreutica indirizza ai Conservatori. Eccone i sommi capi (nostri i grassetti e i commenti tra parentesi):
Con decreto ministeriale n. 124 del 30 settembre 2009, sono stati definiti gli ordinamenti didattici dei corsi di studio di primo livello dei Conservatori di Musica e degli Istituti Musicali Pareggiati. [...] Si rende opportuno, pertanto, fornire (ai Conservatori, n.d.r.) le necessarie indicazioni per arrivare ad un uniforme comportamento nella gestione delle problematiche conseguenti al lungo periodo di transizione, verso il nuovo assetto ordinamentale, scaturito dalla legge di riforma 508/1999 (i cinque anni di passaggio a regime dei Licei Musicali, almeno, n.d.r.). Si osserva, al riguardo, che con l'adozione dei nuovi ordinamenti didattici non sarà più possibile, dal prossimo anno accademico, accedere ad un percorso formativo secondo il vecchio ordinamento. [...] E' necessario (si intende ancora per i Conservatori) individuare dei percorsi didattici, che, pur non potendo essere svolti secondo gli schemi precedenti, tuttavia assicurino una preparazione adeguata, che deve essere certificata mediante verifica delle competenze musicali acquisite [...] Sarebbe opportuno, inoltre, che i corsi in questione siano configurati in maniera da renderli coerenti con gli studi che si svolgono presso i licei musicali, che, come è noto, hanno trovato una prima limitata attuazione dal corrente anno scolastico 2010/2011.
E' definitivamente ora di svegliarsi, per le Scuole di musica libere. Pena il sopravvivere in un limbo astorico poco rispettoso della propria utenza, il trasformarsi in gradevoli attività ricreative o la perdita totale della credibilità. Chi saprà fare, presto e professionalmente, tutti gli aggiornamenti necessari per adeguare la propria proposta formativa (programmi, consapevolezzza dei docenti, organizzazione didatticainterna) al nuovo, senza tradire il passato ma adeguandosi finalmente ai tempi, giungerà pronto al futuro. Quanto sarà il lungo processo di transizione? Cinque anni? Certo, qualcuno dirà che, per come vanno le cose in Italia, tutto potrebbe dilatarsi alla consueta dismisura. Intanto, però, si rischia di prendere in giro gli allievi.
Serve che le Scuole di musica accedano a interventi di formazione con esperti competenti in grado di informarle e guidarle.

martedì 6 luglio 2010

Habemus lyceum

Habemus Lyceum. Dopo settimane di estenuanti conferme e smentite, a Como verrà aperta una sezione del neonato Liceo Musicale statale. La più che legittima soddisfazione del mondo culturale, artistico, della scuola e politico lariano per la nuova opportunità offerta al territorio, alle famiglie, ai giovani, non deve far perdere di vista che quest’occasione unica consegna al mondo musicale comasco una possibilità esclusiva, che potrà essere colta e sfruttata o mestamente sprecata e persa, quella di ripensare in modo moderno il senso profondo degli studi musicali. L’istituzione del Liceo Musicale è l’ultimo tassello di un processo di riforma del curricolo di studio della musica che invita la scuola, gli operatori, l’opinione pubblica a un cambiamento di mentalità epocale (l’aggettivo non è inappropriato, se consideriamo che il pensiero comune sul modo di studiare la musica, in Italia, fa ufficialmente riferimento a programmi che risalgono al 1930). Un mutamento tutto fuorché scontato, facile o automatico. Tutti hanno sotto gli occhi i cambi vertiginosi nel modo di concepire, trattare, vivere la cultura musicale in tutto il mondo negli ultimi decenni. Cambiamenti nei confronti dei quali c’è chi auspica con trepidazione di una formazione musicale rispettosa della tradizione ma anche pronta a rispondere in modo dinamico al nuovo, quanto chi non vorrebbe rinunciare al canone estetico, individualistico e classico che il pedagogista Carlo Delfrati chiama “paradigma statico”. Il territorio lariano è sede di lodevoli esperienze di ricerca e sperimentazione, alcuni dei quali di rilievo nazionale e internazionale, coraggiosi e saggi rinnovamenti, così come ospita imperterrite staticità, “parentesi ricreative” spacciate per autorevoli progetti pedagogici, a danno di destinatari ignari e fiduciosi, tenaci chiusure a orticelli geografici o metodologici. E’ un futuro tutto da scrivere o da gettare al vento, in base alle scelte prossime venture degli operatori della formazione musicale lariana.

venerdì 30 aprile 2010

tempo di cambiamento: difficile e fondamentale

Gli studi musicali, in Italia, sembrerebbero finalmente giunti ad un punto di non ritorno.

Come sempre, i tempi di cambiamento ingenerano insicurezza, stravolgimenti, problemi, errori, crac e chiusure definitive ma - se gestiti al meglio - ricerca, sperimentazione, freschezza, rinnovamento, energia.

Bisogna riconoscere che lo Stato, con i tempi suoi, un bel passo l'ha fatto, dal punto di vista normativo: fra il 1999 e il 2010 ha ricondotto a ordinamento le Scuole Medie a Indirizzo Musicale, ha creato il Liceo Musicale, ha trasformato il Conservatorio nel segmento conclusivo Università. Piuttosto, ancora latente è la fascia più delicata e fondamentale (come insegnano Gordon & Co.): quella d'età 0 -10.

La domanda che sorge spontanea è: "cosa sta dentro quei tre contenitori (SMIM, Licei; Conservatorio-Università)"?

La risposta più fresca sta nelle Indicazioni Nazionali dei Licei. Già, Indicazioni: non Programmi. Perchè, negli ultimi trent'anni, vige una scelta pedagogica fondamentale, nella Scuola di Stato (in molte Scuole di Musica libere o private che siano, per tutta una serie di motivi, non altrettanto): l'importanza della Formazione / Aggiornamento e l'importanza della Collegialità.

Il tutto per dire che, se si ha il coraggio di guardare in modo saggio oltre il presente transeunte, è tempo per tutti di cambiare il modo di pensare. Un esempio encomiabile in tal senso ce lo danno tante Scuole Medie Statali ad Indirizzo Musicale, nelle quali, in trent'anni, sono stati elaborati modelli didattici, organizzativi, di repertorio, di genere assolutamente all'avanguardia.

Chi ha letto i recenti Fondamenti di pedagogia musicale di Carlo Delfrati concepisce il paradigma statico, il paradigma ricreativo, il paradigma dinamico. Solo chi, in modo dinamico, avrà d'ora in avanti il coraggio di chiedersi quale musica serve insegnare all'umanità del 2020, 2030..., confrontarsi con le Indicazioni nazionali per riempirle di curricula, metodi e repertori quei bisogni, domandarsi quale organizzazione dare alle proprie scuole per rispondere a quei bisogni, quale riscontro dare ai discenti in termini di verifica, definizione delle competenze da acquisire e certificazione di quelle acquisite, sarà sulla strada giusta.

domenica 25 aprile 2010

per una quotidianità della musica a scuola

Insegno musica da trent'anni. Ieri ho partecipato all'ultimo convegno di studi sull'educazione alla musica, i contributi scientifici erano interessanti, quelli innovativi non mancavano. Mancavano in numero adeguato gli insegnanti di musica. Mentre le neuroscienze scoprono nuove frontiere sugli effetti del suono e le musiche del mondo sono sempre più accessibili a metodologie ormai assodate, tante mie colleghe insegnanti di Scuola Primaria continuano a dire di non poter insegnare con la musica organicamente perchè non ne hanno le competenze; tante Scuole di Musica di libera iniziativa sperano ardentemente che i Conservatori non smettano di fare gli esami di licenza di Teoria, Solfeggio e Dettato Musicale secondo il R.D. del 1930...

L'anno scorso, dalle pagine di una rivista di didattica, aggiornamento e formazione, lanciavo lo slogan Musica Strumento Quotidiano come invito a metter musica come si deve nella metodologia di tutti i giorni della Scuola Primaria. Mi si dirà che continuano a mancare stumenti organici per supportare tutto ciò. Gettare un ponte concreto fra la ricerca e la quotidianità è ciò che manca.