domenica 27 maggio 2012
gli esami in Conservatorio son tornati
sabato 31 marzo 2012
flauti dolci spezzati... o educazione musicale demolita?
Al termine dell'intervista al giovane direttore d'orchestra Andrea Battistoni nella trasmissione "Che tempo che fa" del 24 marzo u.s., con riferimento a un passo del libro di Battistoni "Non è musica per vecchi", Fabio Fazio ha ipotizzato, con un gesto evidente, di spezzare in due i "flauti dolci" dei propri figli, considerandoli quindi un oggetto non confacente alla formazione e all'educazione. Il gesto e le parole che lo avevano preceduto hanno teso a mettere in evidenza una supposta deficienza dell'educazione musicale nelle scuole, in particolare nei riguardi della cosiddetta "musica d'arte".
A prescindere dal fatto che il flauto dolce è uno strumento con una propria dignità, usato in diversi generi musicali, scelto per la relativa facilità d'uso e per il buon rapporto qualità/prezzo rispetto ad altri aerofoni. Nelle scuole ci sono comunque anche tanti altri strumenti, tra cui quelli portati da casa dagli studenti e acquistati dalle famiglie che ormai devono farsi carico di tante spese (dalle risme di carta per le fotocopie, alla carta igienica, ecc.). È ovvio considerare che se le scuole fossero messe in grado, con opportuni finanziamenti, di avere a disposizione un buon numero di strumenti musicali, magari con laboratori musicali adeguatamente attrezzati, gli insegnanti avrebbero la possibilità di fare coi ragazzi esperienze musicali molto più complete e gratificanti.
Ciò che comunque infastidisce di più, e non è la prima volta che accade nel programma di Fazio, è la superficialità e la non sufficiente competenza con cui si parla di musica a scuola, anche quando a parlare sono illustri personaggi del mondo musicale che di quanto accade realmente a scuola ogni giorno sanno poco o nulla, oltre ad ignorare quasi completamente la storia della pedagogia musicale italiana.
Da almeno quarant'anni anche in Italia ci sono persone, associazioni, editori, riviste, gruppi, ricercatori oltre ad insegnanti di scuola dell'infanzia, primaria e secondaria che portano avanti con grande professionalità questo bellissimo lavoro e la riflessione sui modi più efficaci per farlo.
Viene da chiedersi come mai nel “servizio pubblico” non si dia la parola anche a loro, a chi cioè opera nel settore con competenza e con sacrificio, a qualcuno (e ce ne sono tanti) che sappia dimostrare come sia possibile coinvolgere i ragazzi nel fare e ascoltare musica, attivando cori e gruppi strumentali di buon livello, all’altezza delle altre scuole europee. Prevale sempre invece il luogo comune della povertà musicale nella scuola italiana, che certamente esiste, come in qualsiasi altro campo. Ma forse in questo momento sarebbe meglio valorizzare prima le buone prassi, dando voce alle tante professionalità e competenze specifiche maturate in questi decenni.
Non stona poi ricordare lo stato di disinvestimento in cui si dibatte la scuola e al suo interno la disciplina musicale dopo il taglio delle ore del tempo pieno nelle primarie, del tempo prolungato alle medie, la non obbligatorietà di almeno un'ora di musica nelle scuole superiori (anche in quelle di indirizzo umanistico e socio-pedagogico), alla reticenza degli Uffici Scolastici Regionali per l'apertura dei corsi a indirizzo musicale nelle scuole secondarie di primo grado, alla non assunzione e di personale qualificato per attuare nelle scuole primarie quanto previsto per altro dalle Indicazioni nazionali per il curricolo.
Ci auguriamo che quanto prima anche in qualche buon programma televisivo, come reputiamo sia "Che tempo che fa", si possa far conoscere il bello e il buono che anche con la musica si fa nella scuola italiana.
Il Comitato scientifico del Centro Studi musicali e sociali Maurizio Di Benedetto di Lecco
La Redazione della rivista on-line Musicheria.net
Lettera di Mario Piatti a Fabio Fazio:
Gentile Fabio Fazio
non mi è piaciuto, al termine della puntata del 24 marzo, il suo gesto di spezzare in due i "flauti dolci" che ha a casa. E' stato un gesto forse accondiscendente verso il suo giovane interlocutore Andrea Battistoni che ha ritenuto di individuare nell'uso dei flauti dolci nelle scuole medie la causa dello "scarso amore per la musica da parte dei giovani italiani", come riportato anche in un ampio comunicato dell'Adnkronos. E' stato però un gesto offensivo verso tutti quegli insegnanti che, ANCHE col "flautino", riescono a far fare un po' di musica ai ragazzi, nonostante il poco tempo e gli scarsi mezzi a disposizione. I ragazzi e gli insegnanti sarebbero felici di poter fare musica con tanti altri strumenti: il fatto è che le scuole non hanno nemmeno i soldi per la carta igienica, figuriamoci per gli strumenti musicali da mettere a disposizione dei ragazzi.
Dov'era Battistoni, e dov'era Lei, Fazio, e dov'erano Morricone, Piovani, Accardo, Battistelli (i musicisti interpellati dall'Adnkronos) quando sono state tolte le ore di musica nelle scuole superiori, ridotto il tempo scuola nelle medie, tagliato il tempo pieno durante il quale molti insegnanti facevano musica? Perché non avete fatto sentire la vostra voce affinché fosse mantenuta almeno un'ora di musica e affinché le scuole potessero dotarsi di attrezzati laboratori musicali?
Gentile Fazio, oso chiederLe una trasmissione riparatrice, in cui si faccia conoscere quanto di bello si fa nelle scuole italiane con la musica: centinaia e centinaia di cori, un migliaio di ensemble orchestrali che si esibiscono in rassegne e concorsi, e che faranno sentire la loro voce in occasione della Settimana nazionale della musica a scuola indetta dal Ministero nel prossimo mese di maggio (cfr.: http://www.istruzione.it/web/istruzione/prot642_10). Una documentazione al riguardo la trova anche sul sito del Comitato nazionale per l'apprendimento pratico della musica: http://archivio.pubblica.istruzione.it/comitato_musica_new/index.shtml.
Insomma: siamo stanchi dei soliti luoghi comuni che illustri musicisti, dall'alto dei loro comodi e ben pagati scranni, propinano in continuazione in merito alla presunta assenza della musica a scuola. Il loro amore e la loro passione per la Musica non giustifica la loro ignoranza sulla reale situazione di ciò che migliaia di insegnanti fanno per appassionare i ragazzi alle molteplici manifestazioni delle musiche del mondo (e non solo alla cosiddetta musica classica occidentale).
Nella speranza di ascoltare prima o poi anche a Che Tempo che Fa qualche voce "fuori dal coro" di chi deprezza o misconosce quanto di bello si fa nelle scuole con la musica, la saluto cordialmente e la ringrazio dell'attenzione.
[Mario Piatti]
mercoledì 14 marzo 2012
"Canta come mangi": gustare la musica dei territori
sabato 18 febbraio 2012
la formazione nell'agenda della città di Como
Nulla di nuovo in musica, per ora.
Bene ha fatto Bruno Dal Bon, per conto della sua Università Popolare di Musica, a mettere il tema della formazione in cima agli incontri sullo stato della musica a Como, ospitati da venerdì 17 febbraio dall’editoriale Etv-Corriere di Como nel proprio nuovo atrio-auditorium dell’ex Mantero di via Sant’Abbondio: occasione sempre proficua, soprattutto in tempi pre-elettorali, rara anche se non assolutamente nuova (ne ricordiamo promosse dall’Autunno Musicale, dal Carducci, dall’Amministrazione Provinciale, anche se con periodicità decennale o poco meno). Temi come la formazione musicale sul territorio, su cui oggi più che in altri tempi grava dall’alto (in male e in bene) l’ipoteca della riforma epocale degli studi, non si risolvono certo in una sera e in una tavola rotonda; di certo rimane - oltre il bell’incontro, le descrizioni degli “status” positivi in atto da parte di ciascuna delle istituzioni presenti Conservatorio, Liceo Musicale, Aslico, iniziative private, le convinzioni e certezze sul senso della cultura a Como, le disponibilità a parlare e venirsi incontro – la sensazione pregressa del sostanziale immobilismo fra pianeti di una galassia che non ha mai veramente saputo orbitare in sinergia.
Capisco non poter dire palesemente in una tavola rotonda di un Conservatorio attivo ma ancora combattuto al suo interno fra una riforma in itinere da tre lustri e le tentazioni "vecchio ordinamento"; di un Liceo Musicale in decollo appesantito dalle burocrazie; di un mondo formativo privato ancora sostanzialmente incapace di leggere il nuovo che avanza e collocarsi in esso con percorsi creativi autonomi, aggiornati e utili alla cultura e all’occupazione. A momenti, però, fra cotanto amor di cultura, il meglio per un attimo è sembrato lo sbocco concreto offerto dallo studio di registrazione cittadino che si candida ad offrire sbocchi occupazionali e formativi tecnologici fra la creazione di un jingle e la colonna sonora di un videogioco, con buona pace del legittimo, onesto, dichiarato intento commerciale...
Di fronte a molta, legittima idealità culturale stride che il Conservatorio, quest’anno, “aveva” un dipartimento di Didattica; di fronte ai dubbi riguardo al fatto che nel Liceo Musicale (sguarnito ancora dall’alto della classi di insegnamento e di docenti stabili nominati per concorso, quindi guardato con dubbio da più parti) 20 liceali per classe ammessi sono pochi, ma formeranno a regime un’utenza di 250 alunni, stride l’idea che il Conservatorio, con il peraltro abbondante suo mezzo migliaio di allievi complessivo dall’età scolare al post-laurea, non è forse mai stato né sarebbe oggi comunque in grado di ammettere in pari numero nella fascia d’età liceale; di fronte all’iniziativa didattica musicale privata comasca, certo faticosa oggi, orfana per legge della possibilità di fare il “Conservatorio parallelo”, stride la relativa capacità di darsi nuove identità che riconoscano pedagogie e metodologie utili a rispondere a sé e all’utenza che cambia.
Cosa serve, per essere concreti?
Una formazione metodologica seria degli operatori; sinergia vera fra pubblico e privato con ricerca, studio, creatività metodologica, per creare progetti sinergici utili a formare fin dalla nascita con competenza e attenzione alle nuove sfide ed esigenze (globalizzazione, multiculturalità, salvaguardia delle nostre tradizioni); gli esempi di alto livello e resa in Italia, dal Trentino alla Toscana, ci sono. Servono energie, apertura mentale, confronto reale, meno resistenze nostalgiche e ancoramenti, alla formazione musicale a Como. Questo compete a tutte le istituzioni in gioco e dev’essere il jingle del videogioco che è la vita culturale e musicale, di chi onestamente opera tutti i giorni per insegnare musica con competenza e dei giovani preparati che a formare alla musica aspirano.