la formazione nell'agenda della città di Como
Nulla di nuovo in musica, per ora.
Bene ha fatto Bruno Dal Bon, per conto della sua Università Popolare di Musica, a mettere il tema della formazione in cima agli incontri sullo stato della musica a Como, ospitati da venerdì 17 febbraio dall’editoriale Etv-Corriere di Como nel proprio nuovo atrio-auditorium dell’ex Mantero di via Sant’Abbondio: occasione sempre proficua, soprattutto in tempi pre-elettorali, rara anche se non assolutamente nuova (ne ricordiamo promosse dall’Autunno Musicale, dal Carducci, dall’Amministrazione Provinciale, anche se con periodicità decennale o poco meno). Temi come la formazione musicale sul territorio, su cui oggi più che in altri tempi grava dall’alto (in male e in bene) l’ipoteca della riforma epocale degli studi, non si risolvono certo in una sera e in una tavola rotonda; di certo rimane - oltre il bell’incontro, le descrizioni degli “status” positivi in atto da parte di ciascuna delle istituzioni presenti Conservatorio, Liceo Musicale, Aslico, iniziative private, le convinzioni e certezze sul senso della cultura a Como, le disponibilità a parlare e venirsi incontro – la sensazione pregressa del sostanziale immobilismo fra pianeti di una galassia che non ha mai veramente saputo orbitare in sinergia.
Capisco non poter dire palesemente in una tavola rotonda di un Conservatorio attivo ma ancora combattuto al suo interno fra una riforma in itinere da tre lustri e le tentazioni "vecchio ordinamento"; di un Liceo Musicale in decollo appesantito dalle burocrazie; di un mondo formativo privato ancora sostanzialmente incapace di leggere il nuovo che avanza e collocarsi in esso con percorsi creativi autonomi, aggiornati e utili alla cultura e all’occupazione. A momenti, però, fra cotanto amor di cultura, il meglio per un attimo è sembrato lo sbocco concreto offerto dallo studio di registrazione cittadino che si candida ad offrire sbocchi occupazionali e formativi tecnologici fra la creazione di un jingle e la colonna sonora di un videogioco, con buona pace del legittimo, onesto, dichiarato intento commerciale...
Di fronte a molta, legittima idealità culturale stride che il Conservatorio, quest’anno, “aveva” un dipartimento di Didattica; di fronte ai dubbi riguardo al fatto che nel Liceo Musicale (sguarnito ancora dall’alto della classi di insegnamento e di docenti stabili nominati per concorso, quindi guardato con dubbio da più parti) 20 liceali per classe ammessi sono pochi, ma formeranno a regime un’utenza di 250 alunni, stride l’idea che il Conservatorio, con il peraltro abbondante suo mezzo migliaio di allievi complessivo dall’età scolare al post-laurea, non è forse mai stato né sarebbe oggi comunque in grado di ammettere in pari numero nella fascia d’età liceale; di fronte all’iniziativa didattica musicale privata comasca, certo faticosa oggi, orfana per legge della possibilità di fare il “Conservatorio parallelo”, stride la relativa capacità di darsi nuove identità che riconoscano pedagogie e metodologie utili a rispondere a sé e all’utenza che cambia.
Cosa serve, per essere concreti?
Una formazione metodologica seria degli operatori; sinergia vera fra pubblico e privato con ricerca, studio, creatività metodologica, per creare progetti sinergici utili a formare fin dalla nascita con competenza e attenzione alle nuove sfide ed esigenze (globalizzazione, multiculturalità, salvaguardia delle nostre tradizioni); gli esempi di alto livello e resa in Italia, dal Trentino alla Toscana, ci sono. Servono energie, apertura mentale, confronto reale, meno resistenze nostalgiche e ancoramenti, alla formazione musicale a Como. Questo compete a tutte le istituzioni in gioco e dev’essere il jingle del videogioco che è la vita culturale e musicale, di chi onestamente opera tutti i giorni per insegnare musica con competenza e dei giovani preparati che a formare alla musica aspirano.
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