venerdì 30 aprile 2010

tempo di cambiamento: difficile e fondamentale

Gli studi musicali, in Italia, sembrerebbero finalmente giunti ad un punto di non ritorno.

Come sempre, i tempi di cambiamento ingenerano insicurezza, stravolgimenti, problemi, errori, crac e chiusure definitive ma - se gestiti al meglio - ricerca, sperimentazione, freschezza, rinnovamento, energia.

Bisogna riconoscere che lo Stato, con i tempi suoi, un bel passo l'ha fatto, dal punto di vista normativo: fra il 1999 e il 2010 ha ricondotto a ordinamento le Scuole Medie a Indirizzo Musicale, ha creato il Liceo Musicale, ha trasformato il Conservatorio nel segmento conclusivo Università. Piuttosto, ancora latente è la fascia più delicata e fondamentale (come insegnano Gordon & Co.): quella d'età 0 -10.

La domanda che sorge spontanea è: "cosa sta dentro quei tre contenitori (SMIM, Licei; Conservatorio-Università)"?

La risposta più fresca sta nelle Indicazioni Nazionali dei Licei. Già, Indicazioni: non Programmi. Perchè, negli ultimi trent'anni, vige una scelta pedagogica fondamentale, nella Scuola di Stato (in molte Scuole di Musica libere o private che siano, per tutta una serie di motivi, non altrettanto): l'importanza della Formazione / Aggiornamento e l'importanza della Collegialità.

Il tutto per dire che, se si ha il coraggio di guardare in modo saggio oltre il presente transeunte, è tempo per tutti di cambiare il modo di pensare. Un esempio encomiabile in tal senso ce lo danno tante Scuole Medie Statali ad Indirizzo Musicale, nelle quali, in trent'anni, sono stati elaborati modelli didattici, organizzativi, di repertorio, di genere assolutamente all'avanguardia.

Chi ha letto i recenti Fondamenti di pedagogia musicale di Carlo Delfrati concepisce il paradigma statico, il paradigma ricreativo, il paradigma dinamico. Solo chi, in modo dinamico, avrà d'ora in avanti il coraggio di chiedersi quale musica serve insegnare all'umanità del 2020, 2030..., confrontarsi con le Indicazioni nazionali per riempirle di curricula, metodi e repertori quei bisogni, domandarsi quale organizzazione dare alle proprie scuole per rispondere a quei bisogni, quale riscontro dare ai discenti in termini di verifica, definizione delle competenze da acquisire e certificazione di quelle acquisite, sarà sulla strada giusta.

domenica 25 aprile 2010

per una quotidianità della musica a scuola

Insegno musica da trent'anni. Ieri ho partecipato all'ultimo convegno di studi sull'educazione alla musica, i contributi scientifici erano interessanti, quelli innovativi non mancavano. Mancavano in numero adeguato gli insegnanti di musica. Mentre le neuroscienze scoprono nuove frontiere sugli effetti del suono e le musiche del mondo sono sempre più accessibili a metodologie ormai assodate, tante mie colleghe insegnanti di Scuola Primaria continuano a dire di non poter insegnare con la musica organicamente perchè non ne hanno le competenze; tante Scuole di Musica di libera iniziativa sperano ardentemente che i Conservatori non smettano di fare gli esami di licenza di Teoria, Solfeggio e Dettato Musicale secondo il R.D. del 1930...

L'anno scorso, dalle pagine di una rivista di didattica, aggiornamento e formazione, lanciavo lo slogan Musica Strumento Quotidiano come invito a metter musica come si deve nella metodologia di tutti i giorni della Scuola Primaria. Mi si dirà che continuano a mancare stumenti organici per supportare tutto ciò. Gettare un ponte concreto fra la ricerca e la quotidianità è ciò che manca.