Habemus lyceum
Habemus Lyceum. Dopo settimane di estenuanti conferme e smentite, a Como verrà aperta una sezione del neonato Liceo Musicale statale. La più che legittima soddisfazione del mondo culturale, artistico, della scuola e politico lariano per la nuova opportunità offerta al territorio, alle famiglie, ai giovani, non deve far perdere di vista che quest’occasione unica consegna al mondo musicale comasco una possibilità esclusiva, che potrà essere colta e sfruttata o mestamente sprecata e persa, quella di ripensare in modo moderno il senso profondo degli studi musicali. L’istituzione del Liceo Musicale è l’ultimo tassello di un processo di riforma del curricolo di studio della musica che invita la scuola, gli operatori, l’opinione pubblica a un cambiamento di mentalità epocale (l’aggettivo non è inappropriato, se consideriamo che il pensiero comune sul modo di studiare la musica, in Italia, fa ufficialmente riferimento a programmi che risalgono al 1930). Un mutamento tutto fuorché scontato, facile o automatico. Tutti hanno sotto gli occhi i cambi vertiginosi nel modo di concepire, trattare, vivere la cultura musicale in tutto il mondo negli ultimi decenni. Cambiamenti nei confronti dei quali c’è chi auspica con trepidazione di una formazione musicale rispettosa della tradizione ma anche pronta a rispondere in modo dinamico al nuovo, quanto chi non vorrebbe rinunciare al canone estetico, individualistico e classico che il pedagogista Carlo Delfrati chiama “paradigma statico”. Il territorio lariano è sede di lodevoli esperienze di ricerca e sperimentazione, alcuni dei quali di rilievo nazionale e internazionale, coraggiosi e saggi rinnovamenti, così come ospita imperterrite staticità, “parentesi ricreative” spacciate per autorevoli progetti pedagogici, a danno di destinatari ignari e fiduciosi, tenaci chiusure a orticelli geografici o metodologici. E’ un futuro tutto da scrivere o da gettare al vento, in base alle scelte prossime venture degli operatori della formazione musicale lariana.
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