il senso di "Va' pensiero...."

ecco quanto ho scritto per il flashmob promosso dall'Istituto Comprensivo di Mariano Comense il 12 ottobre 2013 nell'ambito delle manifestazioni promosse da AsLiCo Opera education per il bicentenario verdiano



“Va’ pensiero”, per una festa
A scuola, insegniamo ai ragazzi una cosa fondamentale: la musica ha un potere enorme, quello di influenzare la nostra mente, stimolare in noi sensazioni, scatenare in noi ogni possibile sentimento, emozione, stato d’animo.
Insegniamo anche che la musica è un linguaggio: con la musica un uomo, una donna, scelgono di condividere con gli altri un proprio pensiero, un’emozione, non tenendolo tutto per sé. Sperando che chi riceverà il suo messaggio sia disposto a prestare attenzione, ascoltare, conoscere e capire. Solo così si apprezza la musica; altrimenti la si ignora, o la si subisce.
C’è una terza cosa che non si dovrebbe mai dimenticare di insegnare: quella di non tradire il significato che l’autore della musica ha espresso nella sua creazione. Anche in questo caso, per evitare il rischio, bisogna conoscere, capire, accettare con apertura di mente.
Quando ascoltiamo o cantiamo il coro “Va’, pensiero” dal Nabucco di Giuseppe Verdi, la lentezza triste e addolorata della musica nelle sue parti estreme, la forza sofferta della parte centrale, dobbiamo sapere innanzitutto che “Va’ pensiero” è lo sfogo di un giovane uomo di trent’anni al quale il destino ha tolto tutti gli affetti in pochi mesi: un giovane uomo che, lontano da casa, perde per sempre in pochi mesi la moglie e due figli piccoli. Un uomo che aveva deciso di far morire dentro di sé con le emozioni anche la sua arte e il suo genio, finché la storia di una sofferenza altrettanto se non più grande, quella di un popolo assediato, sconfitto, ridotto in schiavitù e deportato, arriva a scuotere l’animo di Verdi convincendolo a ricominciare ad aprirsi agli altri con la sua musica. Non manca, certo, sullo sfondo, la consapevolezza da parte del musicista del mondo in cui viveva, della storia che si stava svolgendo – le oppressioni, la mancanza e il desiderio di un’identità non solo autonoma ma anche più grande – perché un artista non vive sulle nuvole ma sente e vive il suo tempo.
Noi oggi cantiamo qui il coro “Va’ pensiero” per ricordare, conoscere, capire, festeggiare. Ricordare che, oltre alle gravi sofferenze in gioventù, il destino ha dato a Giuseppe Verdi forza, coraggio, sensibilità e una vita molto lunga: con tutti questi ingredienti Verdi è diventato sì famoso e ammirato, ma ha soprattutto scelto di continuare a emozionare decine di storie (27, in tutto) con la grande espressività della sua musica. Una musica che, decine e decine di anni dopo (abbiamo festeggiato giovedì scorso i duecento anni dalla sua nascita) ha ancora tanto da dare e emozionare, purchè la si ascolti, canti e comprenda nel suo vero e più profondo significato.
 Per far ciò, come dice il musicologo Giovanni Mocchi, bisogna mettere in atto un “continuo atteggiamento di presa di posizione e dibattito collettivo, che nel lessico pedagogico si chiama analisi, sintesi, maturazione del giudizio critico. Non è forse questo il nostro compito di educatori nei confronti dei futuri cittadini?”. Questo ai grandi, agli insegnanti, ai genitori.
Ai bambini e ai ragazzi che si fanno grandi, invece, arriva l’invito a non fermarsi alle apparenze, ai discorsi facili e alle emozioni travolgenti, ma ad ascoltare, parlare, ragionare con gli altri. Qualche anno fa – trovate il video su Youtube – “Va’ pensiero” è stato cantato insieme da Zucchero e Pavarotti,  che hanno messo insieme modi diversi di far musica per confrontarsi, conoscersi, trovare un punto di incontro. “Va’ pensiero” è questo, il simbolo di chi veramente ha sofferto e cerca una nuova identità di pace. E’ un simbolo di apertura, non un di chiusura e di autodifesa: un’identità forte e aperta si confronta e cresce, non ha bisogno di arroccarsi quando pare vacillare.
 Nell’altro coro che “Opera domani” fa cantare ai bambini e ragazzi oggi nelle piazze d’Italia, il “Gloria all’Egitto” dall’opera “Aida”, si parla di un condottiero vittorioso che libera il suo popolo ma non è vendicativo: ottenuto il giusto, mostra alla sua gente il valore del perdono e del rispetto. Possiamo chiederci cosa diceva “Va’ pensiero” ai contemporanei di Verdi che credevano negli ideali del Risorgimento, quando Massimo d’Azeglio osservava: «Gl’Italiani hanno voluto far un’Italia nuova, e loro rimanere gl’Italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie morali che furono ab antico la loro rovina; […] pensano a riformare l’Italia, e nessuno s’accorge che per riuscirci bisogna, prima, che si riformino loro».
“Va’ pensiero” e la musica di Verdi sono ancora oggi un’occasione formidabile per la scuola e per la società per confrontarsi sulla società, sull’universo comunicativo, sulla storia e sul mondo. Così come un’occasione di emozionarsi, raccontare e condividere facendo festa come stiamo facendo oggi.

Vedi l'articolo di Roberta Busnelli sul quotidiano La Provincia di Como del 13 ottobre 2013 a
http://ww7.virtualnewspaper.it/provinciaspa/books/131013como/#/53/

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