ci risiamo col flautino...
Ogni tanto (ma tanto, in realtà: sarebbe giusto che si parlasse di educazione con la musica assai più frequentemente!) qualche augusto personaggio si sovviene della condizione della musica a scuola e pontifica usando come facile generalizzazione lo sparare a zero sui flautini o decretando che i metodi sono sbagliati. Poi quacuno su un social se ne accorge e sbatte in prima pagina sentenze altrettanto lapidare, magari datate come quella di Morricone di oltre 2 anni fa, e dà la stura ai commenti più insulsi tipici del fare blog italico. Che portano a galla unicamente la realtà vera: disinformazione totale, ignoranza diffusa nei confronti della realtà oggettiva, occhio puntato scandalisticamente solo sulle storture e lacune (che ci sono, eccome, ma insieme al buono), nulla o quasi vera iniziativa per capire e migliorare la situazione.
Quando si arriverà una volta per tutte a parlare di musica a scuola in modo serio, competente, professionale e scientifico, moderno e aggiornato?
La moderna pedagogia della musica in Italia è attiva da quasi mezzo secolo. Programmi e indicazioni nazionali per la scuola primaria e secondaria ne riportano, fortunatamente, i fondamenti. Poi c'è un Conservatorio in larga parte rimasto se stesso, sordo al nuovo, Araba Fenice rispetto a riforme, realtà contemporanea e reali bisogni, che va di pari passo con un potere dei media che, fra globalizzazione commerciale e mitizzazione di false eccellenze diseducative, disincentivano e contrastano ogni giorno il far musica a scuola in modo organico, competente, supportato da mezzi quali ore specifiche, laboratori, strumentario, formazione e aggiornamento dei docenti.
In Italia ci sono Indicazioni nazionali di buon livello pedagogico, 2 ore alla settimana di musica che possono diventare 5 nelle SMIM (in Francia 1 ora a settimana e morta lì), 130 Licei musicali nuovi di zecca, bienni di specializzazione abilitanti negli istituti di alta formazione universitaria.
In Italia nessuno forma istituzionalmente i docenti per educare con la musica fino a 11 anni; ci si rifiuta di creare le classi di concorso per i nuovi Licei musicali; si taglia la possibilità di fare laboratorialità nelle secondaria di primo grado e si elimina la parola musica dalla secondaria di secondo grado; non esiste una programmazione per l'aggiornamento dei docenti e la formazione dei nuovi ricade sui singoli istituti di alta formazione, dove può capitare che in un biennio di specializzazione ti concentrano le materie pedagogiche in due mesi alla fine del corso perchè non si volevano trovare i docenti.
Questo siamo noi, nel bene e nel male. I soloni si mettano a leggere la realtà e a compiere uno, anche un solo gesto utile; gli altri aiutino chi già opera bene a crescere e condividere.
In un tempo di comunicazione vertiginosamente ricca e facile, che aiuta mostruosamente nella attività di insegnante di musica, mi ritrovo a constatare un individualismo tanto diffuso quanto improduttivo; a volte rimpiango i tempi in cui, con molto meno, l'associazionismo professionale diffuso consentiva incontri, confronto, voglia di crescere e sperimentare.
Quando si smetterà di sparare sul flautino solo per far fumo e si faranno atti concreti, valorizzando tutto il buono che c'è e aiutando la pedagogia della musica italiana a proseguire il suo corso con fatti concreti?
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