Un Elisir per un'educazione emozionale

Ero rimasto a parlare di suono ed emozione... 
Quando, quindici anni fa, il progetto di avvio alla conoscenza del teatro musicale per la fascia d’età 6-13 Opera domani di AsLiCo propose come titolo dell’anno Elisir d’amore di Donizetti, ebbi l’occasione di parlare dalle pagine della guida didattica dell’importanza di renderci consapevoli del rapporto che lega suono ed emozione, dell’utilità di esercitarci a riconoscere le espressioni emotive della musica, nell’opera lirica e non solo. Torno sulle mie orme nella dispensa 2019, da un punto di vista simile ma nuovo.
I ragazzi delle medie di allora si sono fatti grandi, sono ormai adulti… Nel frattempo il mondo è cambiato non poco. E'  venuuto il tempo dei millennials, ragazzi della generazione digitale totale, connessi sempre e ovunque. Bambini e, ancor più, preadolescenti dei quali, sempre più spesso, si parla come di una generazione iper o anaffettiva: consapevole poco o nulla delle proprie emozioni, ancor meno capace di definirle, concettualizzarle nelle loro diverse sfumature, anche solo rapportate alla loro età. Con, di contro, una manifestazione di emozionalità sempre più estrema, verso gli estremi etichettati come iper-attivismo o a-patia.
E noi qui, ancora una volta, a chiederci se parlare di suono ed emozione sia indispensabile, necessario, attuale. Sì, con bisogni in parte uguali, in parte diversi e ampliati.
Riflessioni ineludibili su suono, musica; musica che esprime; potere persuasivo della musica; consapevolezza della funzione comunicativa della musica; descrizioni e relative correlazioni stanno alla base del moderno meccanismo della significazione musicale, quindi della comprensione (ascolto, ricezione) ed espressione (produzione, emissione) verso la consapevolezza che c’è un’espressività semantica del suono nella parola (prosodia), nel canto, nella musica strumentale, rapporto sono state compiute nell'ultimo quarto del Novecento, a partire da Fernando Dogana1 a Luca Marconi2 a Daniel J. Levitin3. Percorsi formativi costruiti su un approccio semiologico, cui è andata sovrapponendosi, con il nuovo millennio, un’emergenza di tipo emozionale.
L’atteggiamento socio-culturale di questi anni, con la sua tendenza sempre maggiore a proteggere il bambino dalle frustrazioni, è andato tragicamente confermando gli studi di Daniel Goleman di fine anni '90 che preconizzavano il rischio di compromissione delle capacità intellettuali e di apprendimento - su intelligenze anche dal Qi alto - in caso di scarse capacità di controllo sulla vita emotiva.4
Se è vero che una delle componenti fondamentali dell’Intelligenza Emotiva è l’accurata comprensione delle emozioni verso quella “alfabetizzazione emozionale” che passa attraverso l’identificare e dare un nome alle emozioni perché, come emerso in uno studio dell’UCLA con l’FMRI, “impegnare il proprio cervello in una attività “razionale” come il dare un nome a qualcosa (in questo caso le emozioni provate) riduce la forza e l’impero della reazione emozionale (nell’amigdala, la parte del cervello responsabile delle reazioni primordiali)5 , ci serve che la musica sia strumento quotidiano di una didattica delle emozioni, proposta e vissuta a scuola non come “materia dell’obbligo” ma come abitudine connaturata alla vita nell’essere con-sapevole delle proprie emozioni.
I videogiochi, i social, i touch-screen e le tecnologie digitali più in generale impegnano l’attenzione e il coinvolgimento psicofisico delle nuove generazioni per un tempo davvero molto ampio della giornata, con costanza giorno dopo giorno. I nostri studenti attraverso la vista si nutrono di una narrazione che, se da un lato esalta lo scontro finalizzato all’affermazione del proprio sé, dall’altro organizza la moltitudine delle loro solitudini”.6

Riconoscere è il primo step: passa attraverso l’ascolto e il fare. Mentre Opera Education torna, tre lustri dopo, a proporre a migliaia di bambini e ragazzi Elisir d’amore di Donizetti, diventa ancor più fondamentale riconoscere le espressioni emotive della musica come tappa nel quotidiano della necessità di costruire con i bambini e rafforzare nei preadolescenti quell’alfabeto emozionale che sta alla base delle capacità interpersonali essenziali. 
“Mente e cuore hanno bisogno l’una dell’altro. Oggi è proprio la neuroscienza che sostiene la necessità di prendere molto seriemente le emozioni”.7 
L'ultima frontiera scientifica non fa che confermarci il tutto. A noi trovare la consapevolezza e tutti gli strumenti pedagogici adeguati.


1 Dogana F., Suono e senso. Fondamenti teprici ed empirici del simbolismo fonetico, Franco Angeli, Milano, 1988
2 Marconi L., Musica espressione emozione, CLUEB, Bologna, 2001
3 Levitin D. J., Fatti di musica. La scienza di un’ossessione umana, Codice edizioni, Torino, 2008 disponibile online http://www.codiceedizioni.it/files/2010/07/978887578982.pdf
4 Goleman D., Intelligenza emotiva, RCS Libri, Milano, 1999-2011, p. 58. Quanto presagito nella prefazione all’edizione italiana (pp. 5 – 7) in tema di crisi sociale e malessere emozionale è andato nel tempo, purtroppo, progressivamente ampliandosi, anziché venir gestito.
5 Studi sull’Intelligenza Emotiva nelle Scuole, Six Seconds Italia, www.6seconds.it
6 Iovino A., Spaccazocchi M., Educare è altra cosa, FrancoAngeli, Milano 2015, p. 19
7 Goleman D., cit., p. 7

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